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LA SEMILIBERTA'

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Messaggio  Malcolm Lun Ott 20, 2008 9:24 am

Ieri in TV alle 14:30 su Raiuno dibattito sulla giustizia e i casi di Pietro Maso, ecc.. Cosa è venuto fuori dalla discussione? Cose più o meno banali, già risapute.
Secondo me non è emersa la cosa più importante: che esistono due mondi indipendenti: quello della società e quello del carcere.
Quello della società a cui appartiene il giudizio penale vuole la condanna al carcere dei colpevoli di delitti efferati per liberarsi giustamente di loro; il mondo del carcere a cui appartengono obiettivi di rieducazione, premiali, psichiatri, perizie, ecc. fa di tutto per dare speranze ai reclusi, rendendo vivibile e civile la vita nel carcere, con l’obiettivo di sfoltire la popolazione carceraria e alla fine liberarsi di parte di essa “valutandola” degna di semilibertà in quanto soggetta ad annientamento se la reclusione in carcere durasse (questo per es. la valutazione con la quale fu concessa la libertà a Izzo che dopo poco uccise due donne).
Lascio a voi ulteriori deduzioni, argomentazioni al fine di tirare le conclusioni, che non è facile su un tema come questo. Ma se Giletti può parlare di queste cose, lo possiamo fare anche noi.
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Messaggio  LACOSA Lun Ott 20, 2008 9:47 pm

Malcolm ha scritto:Ieri in TV alle 14:30 su Raiuno dibattito sulla giustizia e i casi di Pietro Maso, ecc.. Cosa è venuto fuori dalla discussione? Cose più o meno banali, già risapute.
Secondo me non è emersa la cosa più importante: che esistono due mondi indipendenti: quello della società e quello del carcere.
Quello della società a cui appartiene il giudizio penale vuole la condanna al carcere dei colpevoli di delitti efferati per liberarsi giustamente di loro; il mondo del carcere a cui appartengono obiettivi di rieducazione, premiali, psichiatri, perizie, ecc. fa di tutto per dare speranze ai reclusi, rendendo vivibile e civile la vita nel carcere, con l’obiettivo di sfoltire la popolazione carceraria e alla fine liberarsi di parte di essa “valutandola” degna di semilibertà in quanto soggetta ad annientamento se la reclusione in carcere durasse (questo per es. la valutazione con la quale fu concessa la libertà a Izzo che dopo poco uccise due donne).
Lascio a voi ulteriori deduzioni, argomentazioni al fine di tirare le conclusioni, che non è facile su un tema come questo. Ma se Giletti può parlare di queste cose, lo possiamo fare anche noi.

In effetti Giletti..... Scimmia dice no

Non condivido la semilibertà per alcun reato.
Per quanto mi riguarda, uno deve scontare tutta, ma proprio tutta la pena. Poi, forse esce, ma dopo una attentissima consultazione psichiatrica, non di uno, ma di almeno 10 specialisti. Soprattutto, in casi di omicidio.
In effetti, io, per alcuni reati, con una condanna sopra ogni ragionevole dubbio (per citare gli americani), sono per la pena di morte. Scusate la franchezza. Rolling Eyes
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Messaggio  Fast Lun Ott 20, 2008 10:08 pm

Due scuole di pensiero: la pena va scontata indipendentemente dal cambiamento morale del detenuto, o il risultato di aver cambiato l'uomo deve annullare la pena?
Personalmente sono d'accordo con la possibilità di recupero, a due condizioni vincolanti, la certezza (nei limiti dell'umano) che vi sia il cambiamento e il beneplacito delle vittime o dei parenti prossimi
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Messaggio  Malcolm Mar Ott 21, 2008 7:23 am

Giletti da un foglietto lesse uno stralcio della perizia in cui lo psichiatra chiedeva la semilibertà per Izzo – semilibertà concessa e che portò a quello che sappiamo. C’era scritto (quello che lesse Giletti): “a Izzo deve essere concessa la semilibertà perché altrimenti restando in carcere subirebbe un annientamento della sua persona”. Ora mi chiedo: questo tipo di linguaggio burocratico non è un linguaggio fondamentalmente falso? Uno che ormai è stato 15, 18 anni in carcere, che quindi è ormai abituato al carcere, come può rischiare di essere “annientato” se rimane ancora in carcere? Può rischiare l’annientamento – chessò – un innocente condannato ingiustamente. Dunque la frase giustamente letta da Giletti è una frase falsa – di cui ignoriamo le vere ragioni. Lo psichiatra col suo potere istituzionale, con la sua perizia “categorica” (come a dire: c’è un pericolo imminente per la vita di questo soggetto, dategli subito la semilibertà – tutto falso, abbiamo visto) ha consentito e concesso di fatto la semilibertà a uno che avrebbe potuto restare benissimo ancora in carcere perché non correva nessun rischio di “annientamento”. Egli avrà tenuto pure una buona condotta, ma questa – pare – non è una ragione sufficiente per ottenere la semilibertà. Occorreva quella parolina “annientamento”, pericolo imminente per la salute – e lo psichiatra l’ha aggiunta.
Sappiamo come è andata a finire. Perché Izzo non era cambiato affatto, doveva restare in carcere perché ancora pericoloso. Ma il potere delle istituzioni che serve a reprimere, questa volta è servito a liberare, mi correggo: è servito ancora una volta a reprimere: due vite, una madre e una figlia. Le istituzioni quando diventano solo burocrazia sono pericolose.
SaR1917 non mi scambiare per conservatore. E’ una semplice analisi la mia.
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Messaggio  Criceto Mar Ott 21, 2008 9:13 am

Basta aggiungere alle norme che il medico che da parere favorevole è responsabile in solido (penalmente e soprattutto economicamente) con le eventuali malefatte perpetrate dal "liberato".
E come per incanto diverrebbero MOLTO più cauti nell'attestare.
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