Pensando a Pirandello...
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Pensando a Pirandello...
"Per i personaggi pirandelliani non esiste una realtà oggettiva, ma una realtà soggettiva, che, a contatto con la realtà degli altri, si disintegra.
L'uomo deve adeguarsi alle convenzioni imposte dalla società, egli assume quindi una maschera, o per propria volontà o perché così è visto e giudicato. Questa maschera è l'aspetto esteriore dell'individuo. Siccome il personaggio è condannato a recitare sempre la stessa parte, non ha nessuna possibilità di mutare la propria maschera, si verifica così la disintegrazione fisica e spirituale dei personaggi che si può riassumere nella teoria della triplicità esistenziale:
come il personaggio vede se stesso;
come il personaggio è visto dagli altri;
come il personaggio crede di essere visto dagli altri.
Quando il personaggio scopre di essere calato in una maschera, determinata da un atto accaduto una sola volta e di essere riconosciuto attraverso quell'atto e identificato in esso, cade in una condizione angosciosa senza fine, perché si rende conto che:
la realtà di un momento è destinata a cambiare nel momento successivo
la realtà è un'illusione perché non si identifica in nessuna delle forme che gli altri gli hanno dato
Nella società l'unico modo per evitare l'isolamento è il mantenimento della maschera: quando un personaggio cerca di liberarsene con un diverso comportamento viene considerato preso dalla follia che scatena in tutti il riso perché non è comprensibile; per questo viene allontanato, rifiutato e considerato un elemento di disturbo della società, non trovando più posto negli schemi e convenzioni di essa.
Solo la follia permette al personaggio la possibilità di scoprire che rifiutando il mondo si può scoprire se stessi. Ma questi sono solo momenti passeggeri, spesso irripetibili, perché il legame con le norme della società è troppo forte".
In sintesi, LACOSA dice :
Le maschere, strati di epiteliali che compongono il nostro io.
L'uomo deve adeguarsi alle convenzioni imposte dalla società, egli assume quindi una maschera, o per propria volontà o perché così è visto e giudicato. Questa maschera è l'aspetto esteriore dell'individuo. Siccome il personaggio è condannato a recitare sempre la stessa parte, non ha nessuna possibilità di mutare la propria maschera, si verifica così la disintegrazione fisica e spirituale dei personaggi che si può riassumere nella teoria della triplicità esistenziale:
come il personaggio vede se stesso;
come il personaggio è visto dagli altri;
come il personaggio crede di essere visto dagli altri.
Quando il personaggio scopre di essere calato in una maschera, determinata da un atto accaduto una sola volta e di essere riconosciuto attraverso quell'atto e identificato in esso, cade in una condizione angosciosa senza fine, perché si rende conto che:
la realtà di un momento è destinata a cambiare nel momento successivo
la realtà è un'illusione perché non si identifica in nessuna delle forme che gli altri gli hanno dato
Nella società l'unico modo per evitare l'isolamento è il mantenimento della maschera: quando un personaggio cerca di liberarsene con un diverso comportamento viene considerato preso dalla follia che scatena in tutti il riso perché non è comprensibile; per questo viene allontanato, rifiutato e considerato un elemento di disturbo della società, non trovando più posto negli schemi e convenzioni di essa.
Solo la follia permette al personaggio la possibilità di scoprire che rifiutando il mondo si può scoprire se stessi. Ma questi sono solo momenti passeggeri, spesso irripetibili, perché il legame con le norme della società è troppo forte".
In sintesi, LACOSA dice :
Le maschere, strati di epiteliali che compongono il nostro io.
Re: Pensando a Pirandello...
E quì si vede la bontà del WEB.
Si può cambiare personaggio senza far la figura del folle.
Tranne alcuni, che anche cambiando sono subito riconoscibili.
Si può cambiare personaggio senza far la figura del folle.
Tranne alcuni, che anche cambiando sono subito riconoscibili.
Criceto- Moderatore
- Numero di messaggi : 223
Località : Torino
Re: Pensando a Pirandello...
La nostra natura è quella di animali sociali, stiamo male a rimanere troppo da soli. Soddisfare il nostro bisogno di noi stessi e nello stesso tempo non rinunciare alla compagnia è uno dei problemi essenziali dell'uomo, di quello moderno in particolare. Stava forse nell'avere avvertito questo problema già all'inizio del secolo scorso la genialità di Pirandello?
Pietro- Moderatore
- Numero di messaggi : 62
Età : 44
Località : Avellino
Re: Pensando a Pirandello...
Oltre alle maschere, ai ruoli sociali...c'è un sè anche se nascosto.
Il poeta per esempio sembra uno senza uniforme che come tale viene escluso. Penso a Sandro Penna.
E' duro stare nei meccanismi sociali e produttivi...devi per forza mostrare il tuo ruolo e non toglierti la maschera. In fondo è una rappresentazione, una recitazione. Chi sa di stare indossando una maschera è per metà salvo. La tragedia è per quelli che non lo sanno e scambiano la loro maschera per se stessi.
Ripeto: il sè c'è sempre anche se nascosto; l' anima.
“Se l’essere che più amo al mondo mi chiedesse quale scelta debba fare, e quale sia il rifugio più profondo, più sicuro, e più dolce, gli direi di affidare il proprio destino al rifugio dell’anima che si perfeziona” (Maeterlinck).
Dov'è il positivo in Pirandello? Non dimentichiamo che era un drammaturgo che - dico io - amava i giochi di ruolo, di persona, ecc. Ma la vita anche se ha molti aspetti teatrali, non è un teatro se la ancori al sè
Il poeta per esempio sembra uno senza uniforme che come tale viene escluso. Penso a Sandro Penna.
E' duro stare nei meccanismi sociali e produttivi...devi per forza mostrare il tuo ruolo e non toglierti la maschera. In fondo è una rappresentazione, una recitazione. Chi sa di stare indossando una maschera è per metà salvo. La tragedia è per quelli che non lo sanno e scambiano la loro maschera per se stessi.
Ripeto: il sè c'è sempre anche se nascosto; l' anima.
“Se l’essere che più amo al mondo mi chiedesse quale scelta debba fare, e quale sia il rifugio più profondo, più sicuro, e più dolce, gli direi di affidare il proprio destino al rifugio dell’anima che si perfeziona” (Maeterlinck).
Dov'è il positivo in Pirandello? Non dimentichiamo che era un drammaturgo che - dico io - amava i giochi di ruolo, di persona, ecc. Ma la vita anche se ha molti aspetti teatrali, non è un teatro se la ancori al sè
martin- Moderatore
- Numero di messaggi : 174
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