massì certo, avanti così...
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massì certo, avanti così...
vedo già le motivazioni: serve a snellire i processi, a svuotare le carceri, si introduce il concetto di lavori socialmente utili anche per i colletti bianchi e via stronzeggiando.
ma non si vergognano, mi chiedo?
Nel ddl Alfano quasi un'amnistia per condanne fino a quattro anni
Nel provvedimento del Guardasigilli la "messa in prova" per gli imputati. Altolà del ministro Roberto Maroni
ROMA - Il Guardasigilli Alfano critica da sempre l'indulto, ma mette mano a un ddl sulla certezza della pena con una mezza amnistia per i reati fino a quattro anni. Rispolvera l'istituto pensato dal predecessore Mastella, la "messa in prova", ma raddoppia la massima pena prevista. Chi rischia un processo, prima che cominci (fino al rinvio a giudizio), può chiedere al giudice "d'essere messo alla prova" in cambio di un lavoro socialmente utile. Che alla fine cancellerà tutto, il processo e pure il reato. Peggio dell'indulto dunque, che almeno lascia traccia del delitto sulla fedina penale.
Di Pietro, che litigò con Mastella in piena riunione dei ministri (e così gli anni retrocessero da tre a due), denuncia il nuovo "colpo di spugna", una norma che "salva tutti gli incensurati". Il ddl, previsto già oggi a palazzo Chigi, incappa però nelle ire del titolare del Viminale Maroni che pone un secco altolà. Lo ha detto chiaro, a Berlusconi e Ghedini, nella cena di lunedì sera ad Arcore. Al delfino di Bossi non basta il contentino che Alfano, in un empito di federalismo, dà agli enti locali, comuni in testa, nella gestione dei lavori sostitutivi al carcere. Maroni riflette sulla lunghissima lista di reati, dalla corruzione semplice (punita fino a tre anni), ai falsi in bilancio, che rischiano d'essere lavati via senza un giorno di cella, o solo con la potatura d'un albero. E pure quelli sull'immigrazione.
Per Maroni poi le drastiche misure del ddl sicurezza si sposano male con la manica larga della messa in prova. Una contraddizione che il popolo leghista non capirebbe. L'Anm, con il presidente Luca Palamara, è cauta: "Siamo favorevoli alle misure alternative al carcere, noi stessi ne avevamo parlato con Alfano, ma con un paletto ben fermo, al massimo reati fino a tre anni".
Provvedimento bifronte, quello del Guardasigilli. Venduto, pure nella relazione che accompagna gli otto articoli, come un testo che garantisce "una volta per tutti" la certezza della pena e lega la sospensione condizionale all'obbligo dei lavori utili, ma che al contempo apre alla messa in prova. Un cavallo di troia, fuori la mano dura contro i benefici, dentro il permissivismo per chi delinque fino a quattro anni. Quando Mastella portò in consiglio la soglia dei tre anni Di Pietro parlò di "colpo di spugna su reati edilizi, ambientali, fiscali, gli incidenti sul lavoro". Si calò tra tre a due anni, ora si raddoppia.
Processi evitati per reati odiosi come frodi in commercio, manovre speculative, ma pure per un attentato ad impianti di pubblica utilità, per furti non aggravati, danneggiamenti, usura impropria, appropriazione indebita, omissione di soccorso, per finire alle violenze private. E dire che, nella relazione, si citano "reati di criminalità medio-piccola" per cui "l'esito della messa in prova estingue il reato". Cos'è, se non un'amnistia? A leggere il dibattito post indulto, il centrodestra l'avrebbe chiamata così.
Con un mano Alfano allarga, con l'altra inasprisce. Ecco la riforma della sospensione condizionale della pena che, oggi, non fa andare in carcere chi è alla prima grana giudiziaria. Il ddl prevede che, per fruirne, "il condannato assicuri un parziale ristoro alla collettività". Riecco il lavoro socialmente utile. Che diventerà obbligatorio anche per ottenere affidamento in prova e libertà controllata.
Messa in soffitta la strada del "piano carceri" con braccialetti elettronici ed espulsioni, Alfano sfoga l'incubo delle carceri piene (a marzo 2009 oltre 62mila detenuti come prima dell'indulto) cercando di svuotarle. A sfruttare al meglio le misure sarà chi, grazie a un lavoro di prestigio o a mezzi economici, potrà pagarsi un famoso avvocato e ottenere da Comuni e Regioni i lavori migliori.
ma non si vergognano, mi chiedo?
Nel ddl Alfano quasi un'amnistia per condanne fino a quattro anni
Nel provvedimento del Guardasigilli la "messa in prova" per gli imputati. Altolà del ministro Roberto Maroni
ROMA - Il Guardasigilli Alfano critica da sempre l'indulto, ma mette mano a un ddl sulla certezza della pena con una mezza amnistia per i reati fino a quattro anni. Rispolvera l'istituto pensato dal predecessore Mastella, la "messa in prova", ma raddoppia la massima pena prevista. Chi rischia un processo, prima che cominci (fino al rinvio a giudizio), può chiedere al giudice "d'essere messo alla prova" in cambio di un lavoro socialmente utile. Che alla fine cancellerà tutto, il processo e pure il reato. Peggio dell'indulto dunque, che almeno lascia traccia del delitto sulla fedina penale.
Di Pietro, che litigò con Mastella in piena riunione dei ministri (e così gli anni retrocessero da tre a due), denuncia il nuovo "colpo di spugna", una norma che "salva tutti gli incensurati". Il ddl, previsto già oggi a palazzo Chigi, incappa però nelle ire del titolare del Viminale Maroni che pone un secco altolà. Lo ha detto chiaro, a Berlusconi e Ghedini, nella cena di lunedì sera ad Arcore. Al delfino di Bossi non basta il contentino che Alfano, in un empito di federalismo, dà agli enti locali, comuni in testa, nella gestione dei lavori sostitutivi al carcere. Maroni riflette sulla lunghissima lista di reati, dalla corruzione semplice (punita fino a tre anni), ai falsi in bilancio, che rischiano d'essere lavati via senza un giorno di cella, o solo con la potatura d'un albero. E pure quelli sull'immigrazione.
Per Maroni poi le drastiche misure del ddl sicurezza si sposano male con la manica larga della messa in prova. Una contraddizione che il popolo leghista non capirebbe. L'Anm, con il presidente Luca Palamara, è cauta: "Siamo favorevoli alle misure alternative al carcere, noi stessi ne avevamo parlato con Alfano, ma con un paletto ben fermo, al massimo reati fino a tre anni".
Provvedimento bifronte, quello del Guardasigilli. Venduto, pure nella relazione che accompagna gli otto articoli, come un testo che garantisce "una volta per tutti" la certezza della pena e lega la sospensione condizionale all'obbligo dei lavori utili, ma che al contempo apre alla messa in prova. Un cavallo di troia, fuori la mano dura contro i benefici, dentro il permissivismo per chi delinque fino a quattro anni. Quando Mastella portò in consiglio la soglia dei tre anni Di Pietro parlò di "colpo di spugna su reati edilizi, ambientali, fiscali, gli incidenti sul lavoro". Si calò tra tre a due anni, ora si raddoppia.
Processi evitati per reati odiosi come frodi in commercio, manovre speculative, ma pure per un attentato ad impianti di pubblica utilità, per furti non aggravati, danneggiamenti, usura impropria, appropriazione indebita, omissione di soccorso, per finire alle violenze private. E dire che, nella relazione, si citano "reati di criminalità medio-piccola" per cui "l'esito della messa in prova estingue il reato". Cos'è, se non un'amnistia? A leggere il dibattito post indulto, il centrodestra l'avrebbe chiamata così.
Con un mano Alfano allarga, con l'altra inasprisce. Ecco la riforma della sospensione condizionale della pena che, oggi, non fa andare in carcere chi è alla prima grana giudiziaria. Il ddl prevede che, per fruirne, "il condannato assicuri un parziale ristoro alla collettività". Riecco il lavoro socialmente utile. Che diventerà obbligatorio anche per ottenere affidamento in prova e libertà controllata.
Messa in soffitta la strada del "piano carceri" con braccialetti elettronici ed espulsioni, Alfano sfoga l'incubo delle carceri piene (a marzo 2009 oltre 62mila detenuti come prima dell'indulto) cercando di svuotarle. A sfruttare al meglio le misure sarà chi, grazie a un lavoro di prestigio o a mezzi economici, potrà pagarsi un famoso avvocato e ottenere da Comuni e Regioni i lavori migliori.
come volevasi dimostrare
Dietrofront sulla mini-amnistia
La Russa: "Norme da esaminare"
ROMA - Il ddl Alfano sulla giustizia "è ancora tutto da esaminare". Il ministro della Difesa Ignazio La Russa, lasciando palazzo Chigi al termine del Consiglio dei ministri, ammette che bisogna "riflettere molto". "Il Consiglio dei Ministri non ha approvato il ddl sulla giustizia. E' una proposta su cui riflettere molto, perchè se la lettura è quella data da Repubblica, difficilmente il provedimento potrà diventare un ddl".
La Russa ha aggiunto: "Il ministro Alfano ha studiato la cosa con attenzione. L'intento e la vera novità non sono però quelle apparse sui giornali: oggi chi ottiene la sospensione condizionale della pena non dà nulla in cambio. Il provvedimento vuole ottenere in cambio della sospensione della pena un lavoro socialmente utile. Questa è la vera novità. Ma Maroni ha ragione. Se la lettura è questa, difficilmente il provvedimento potrà diventare un ddl".
La Russa: "Norme da esaminare"
ROMA - Il ddl Alfano sulla giustizia "è ancora tutto da esaminare". Il ministro della Difesa Ignazio La Russa, lasciando palazzo Chigi al termine del Consiglio dei ministri, ammette che bisogna "riflettere molto". "Il Consiglio dei Ministri non ha approvato il ddl sulla giustizia. E' una proposta su cui riflettere molto, perchè se la lettura è quella data da Repubblica, difficilmente il provedimento potrà diventare un ddl".
La Russa ha aggiunto: "Il ministro Alfano ha studiato la cosa con attenzione. L'intento e la vera novità non sono però quelle apparse sui giornali: oggi chi ottiene la sospensione condizionale della pena non dà nulla in cambio. Il provvedimento vuole ottenere in cambio della sospensione della pena un lavoro socialmente utile. Questa è la vera novità. Ma Maroni ha ragione. Se la lettura è questa, difficilmente il provvedimento potrà diventare un ddl".
Re: massì certo, avanti così...
Esiste , da sempre, la condizionale :la norma cioè che prevede per gli incensurati la sospensione della pena credo per 5 anni, durante i quali se non si commettono altri reati la pena decade. Ora, se non ho letto male, la novità sarebbe nell'applicarla non a pene sino a 2 anni come ora ma nel portarla a 4 e nel contempo obbligare a lavori socialmente utili come forma di ravvedimento. tenete presente che un incensurato già oggi difficilmente finisce in galera per reati che non superano i 5 anni.
Tutto sta a come viene presentata: di fatto non cambia molto per se non per la parte che prevede un lavoro per i condannati.
Tutto sta a come viene presentata: di fatto non cambia molto per se non per la parte che prevede un lavoro per i condannati.
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