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Considerazioni sulla governabilità

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Messaggio  Giorgio Mer Ott 15, 2008 2:44 pm

L’ “esigenza della governabilità” si basa su di una premessa
ideologica del tutto errata (e che viene invece implicitamente data per scontata ed
acquisita) e cioè che il partito (o la coalizione) risultata vincente alle elezioni, solo
per questo fatto, proporrà sempre e comunque le scelte migliori per la collettività
(e perciò deve poter fare quello che vuole).
Siffatto sillogismo è palesemente distorto: interpreta il vantaggio elettorale
(che può essere minimo) come una sorta di avallo preventivo, ovvero di suggello di
eccellenza a tutto ciò che il partito vincente potrà scegliere o fare.
Prescindendo dalla considerazione che ogni presa di posizione, in politica, è
intrinsecamente opinabile, è da tenere presente che la volontà popolare espressa
nelle elezioni non può in alcun modo essere ridotta ad una indicazione univoca
implicante che chi ha vinto ha vinto e può fare quello che vuole.
Le cose non stanno così e le elezioni non sono un ring, che emette risultati
definitivi e conclusivi. Le elezioni non cancellano dalla collettività i desideri, gli
orientamenti e gli interessi di tutta quella parte della popolazione che ha votato per
il partito (o coalizione) risultata perdente (magari per un misero 1%).
Il governo della società riguarda tutto il popolo e deve tener conto delle
posizioni di tutti i suoi membri.
E questo principio ha come sua diretta conseguenza che ogni decisione
governativa deve sempre essere il frutto di una considerazione (e di una
mediazione) di tutti i pareri presenti nel parlamento. Questa è la volontà del
popolo, nel suo complesso, e questa volontà intende che si tenga conto dei desideri
di tutti i suoi membri, nelle proporzioni espresse con i risultati elettorali.
Le elezioni, infatti, non sono una scelta circa quale porzione
della collettività (e perciò quali interessi) debba prevalere in modo
assoluto nella relativa legislatura.
Per analogia di argomento, risulta parimenti abnorme e deviante la prassi
per la quale nel parlamento si dovrebbe votare sulla base della “disciplina di
partito” , cioè conformemente alle direttive impartite dai vertici di questo. Una
prassi che praticamente impone al parlamentare di dare prevalenza al partito
rispetto al popolo.
La prima conseguenza è che la pluralità dei parlamentari (e perciò anche le elezioni…) perde qualunque ragion d’essere: per ottenere lo stesso risultato sarebbe palesemente sufficiente che le leggi siano fatte dai capi dei partiti (anzi, a questo punto, evidentemente, per effetto della
governabilità, dal solo capo del partito di maggioranza). Con che la democrazia va
farsi benedire.
Ma, ancora più delle conseguenze, qui appaiono interessanti le premesse
poste a base logica di questa prassi della “disciplina di partito”: se tutti gli
appartenenti ad un partito”devono” approvare le decisioni e le scelte del loro capo
supremo, ciò significa attribuire a quest’ultimo una sorta di potere divino di
interprete autentico e perfetto, assolutamente infallibile, nella realizzazione in
concreto, degli ideali e dei valori che lo stesso partito si è dato ed ha promesso agli
elettori.
E’ chiaro che questa infallibilità è quanto di più demente e ridicolo si possa
immaginare.
L’analisi, la discussione ed il confronto sono dovuti su ogni discussione di
governo, altrimenti viene violato il principio assoluto – che è il punto focale della
democrazia - della compartecipazione e della condivisione.

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Tanti saluti. G.
Giorgio
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Considerazioni sulla governabilità Empty Re: Considerazioni sulla governabilità

Messaggio  Fast Mer Ott 15, 2008 3:18 pm

Non sono d'accordo: od almeno non conmpletamente d'accordo.
In un sistema a democrazia elettiva i partiti ed a maggior ragione le coalizioni si confrontano presentandi un programma elettorale.
Valutati i problemi che sono considerati importanti ogni raggruppamento presenta la sua lista di soluzioni. la coalizione vincente, qualunque sia la sua superiorità numerica, deve dar vita alla attuazione di quanto promesso.
Ogni trattativa che condizioni le promesse fatte è di per se un tradimento verso gli elettori.
Gli eletti in una coalizione sono nella stessa condizione di chi ha sottoscritto un contratto: esso è vincolante.
le trattative, le discussione, le convergenze posso farsi solo su problemi che si presentassero ex novo o su argomenti non specifico oggetto di programma elettorale.
Fast
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